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Gli adolescenti e il sistema di credenze: l’accettazione di sé e l’amore contribuiscono alla guarigione delle ferite emotive.

"Sofia e il muro da abbattere"

di Valentina Silvestri – Coach & Tutor

Sofia ha 16 anni quando arriva da me. È silenziosa, parla molto poco.

Le certificano un disturbo di personalità che le porta importanti sbalzi di umore, stati depressivi - ansiosi, tristezza alternata a momenti di euforia e una scarsa autostima.

Sua madre decide di iscriverla presso il mio centro per prendere ripetizioni, a causa dello scarso rendimento scolastico. È curiosa della mia attività e fiduciosa nel mio approccio con gli adolescenti. Mi spiega i problemi che la ragazza affronta a livello scolastico e personale.

Premetto che Sofia, ovviamente, è seguita da medici. È stata già bocciata ed è nuovamente a rischio bocciatura, perché “così ha deciso”. Parlando con sua madre capisco che Sofia non si accetta, muove continue critiche nei propri riguardi ed ha pochi amici.

Arriva il giorno in cui conosco Sofia e, per qualche mese, ci limitiamo a fare delle ripetizioni, anche se vorrebbe lasciare la scuola. Entro in punta di piedi nella sua vita, è delicata, tira su un muro non semplice da buttare giù, ma voglio tentare almeno di oltrepassarlo, col suo permesso.

Così, durante i primi pomeriggi insieme, mi dedico a farla ridere con battute e scherzi. Decido dopo qualche tempo di parlarle in privato. La chiamo nel mio ufficio dicendole che può fidarsi di me e che, se vuole, ha un’amica con cui parlare.

Inizia a raccontarmi della sua profonda tristezza, mi dice che, secondo lei, nessuno la ama, che non trova un fidanzato, ha pochi amici e non riesce a raggiungere successi. Si sente diversa, non si accetta, è convinta di essere una cattiva persona – come si definisce lei – e che non merita nulla di bello. Pensa di essere addirittura di troppo.

Eppure, ha un’aura di luce, di chi non sa bene il potere che ha in sé. Le dico:

“Sofia, il primo passo è quello di accettarsi. Tu ti stai auto-sabotando. Stai credendo a qualcosa di fortemente negativo. Poniti delle domande. Perché credi di essere cattiva? Perché non ti accetti? Una volta individuato ciò a cui stai credendo, puoi riprogrammarlo con nuove credenze che andranno a sostituire quelle vecchie.Per poter cambiare la realtà esterna, è necessario prima lavorare su se stessi, perché quella è solo un riflesso. Cerca di comprendere cosa non accetti di te e poi accogli quelle parti, amale e con amore le guarirai.Dirigi la tua attenzione su ciò che vuoi, non su ciò che non vuoi.”

E così inizia il percorso di Sofia accanto a me.

Dopo circa un anno di lavoro, cadute e riprese, mi dà ragione, si rende conto che ha un dialogo sbagliato con se stessa ed inizia a cambiarlo. Parte un processo di guarigione, lento, ma c’è.

Io la vedo meravigliosa, forte, ha una bellezza che incanta, un sorriso che scioglie anche i cuori più freddi. È intelligente, empatica, sensibile.

A volte asciugo le sue lacrime, a volte le nostre e a volte ridiamo insieme. Ma è qui e non vuole più mollare. Ha un focus determinato, si è posta degli obiettivi ed uno alla volta, seppur piccoli, li raggiunge. Per lei sono grandi e anche per me. So che devo esserci.


Sono trascorsi 2 anni e siamo ancora insieme,

non senza sfide forse troppo toccanti, oserei dire, ma oggi Sofia sorride, si accetta com’è, con i suoi alti e bassi, i suoi stati emotivi opposti.

Non rema più contro se stessa, ma collabora per stare meglio. Ha deciso di continuare gli studi. Ora lavora su di sé e fa nuove amicizie. Sta dando spazio alla sua arte, è davvero talentuosa.

È un processo lungo e delicato che procede lentamente, c’è strada da fare, ma ha più stimoli e voglia di riuscire. Il rendimento scolastico è migliorato.

Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, ma noi abbiamo deciso che non è impossibile e i miglioramenti ci sono.


Lavorare su se stessi, accettarsi, amarsi e porsi degli obiettivi, visualizzarli e sentirli già raggiunti, aiuta il processo di guarigione interiore.

Quel disturbo inizia a “divenire sopportabile”, nel momento in cui ha cambiato la credenza limitante “io sono cattiva” con “io sono buona, amorevole e meritevole”.

Quando il focus è ben orientato, e viene accompagnato dall’amore e da un’intenzione sincera, anche la convivenza con disturbi di personalità, di apprendimento o emotivi può diventare più armoniosa.

In questi casi, il lavoro interiore può affiancare — laddove necessario — anche il percorso medico.


Anch’io, ogni giorno, lavoro su me stessa. Ogni volta che sono accanto ai ragazzi, mi chiedo:

“Cosa posso trasformare in me che si riflette su di loro?”

È un cammino a 360 gradi, profondo e trasformativo.

Sofia è la prova vivente di questo processo, così come tanti altri ragazzi che ho il privilegio di accompagnare.

E io sono profondamente fiera di ognuno di loro, e infinitamente grata di averli nella mia vita.



 
 
 

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